Codice di Procedura Penale art. 375 - Invito a presentarsi.

Aldo Aceto

Invito a presentarsi.

1. Il pubblico ministero invita la persona sottoposta alle indagini a presentarsi quando deve procedere ad atti che ne richiedono la presenza [360, 361, 364, 365].

2. L'invito a presentarsi contiene:

a) le generalità o le altre indicazioni personali che valgono a identificare la persona sottoposta alle indagini;

b) il giorno, l'ora e il luogo della presentazione nonché l'autorità davanti alla quale la persona deve presentarsi;

c) il tipo di atto per il quale l'invito è predisposto;

d) l'avvertimento che il pubblico ministero potrà disporre [376] a norma dell'articolo 132 l'accompagnamento coattivo [46 att.] in caso di mancata presentazione senza che sia stato addotto legittimo impedimento.

3. Quando la persona è chiamata a rendere l'interrogatorio l'invito contiene altresì la sommaria enunciazione del fatto quale risulta dalle indagini fino a quel momento compiute [369, 369-bis]. L'invito può inoltre contenere, ai fini di quanto previsto dall'articolo 453, comma 1, l'indicazione degli elementi e delle fonti di prova e l'avvertimento che potrà essere presentata richiesta di giudizio immediato 1.

4. L'invito a presentarsi è notificato almeno tre giorni prima di quello fissato per la comparizione [172 5], salvo che, per ragioni di urgenza, il pubblico ministero ritenga di abbreviare il termine, purché sia lasciato il tempo necessario per comparire [174].

(1) Comma così modificato dall'art. 26 d.lg. 14 gennaio 1991, n. 12.

[1] Comma così modificato dall'art. 26 d.lg. 14 gennaio 1991, n. 12.

Inquadramento

La norma disciplina, sul piano formale l’atto con cui il pubblico ministero invita la persona sottoposta a indagini a presentarsi per il compimento dell’atto di indagine che richiede la sua presenza.

L’invito a presentarsi

L’invito a presentarsi svolge una funzione partecipativa delle intenzioni istruttorie del pubblico ministero che comunica al destinatario dell’avviso il compimento di un atto specifico atto istruttorio che ne richiede la presenza e gli indica il luogo, il giorno e l’ora del convegno. L’informato è altresì avvertito che potrebbe essere tratto a forza nel luogo indicato in caso di ingiustificata assenza.

Se l’atto da compiere è l’interrogatorio, l’invito deve contenere anche la sommaria enunciazione del fatto per il quale si procede e, se prodromico alla richiesta di giudizio immediato (intenzione della quale l’interrogando deve essere contestualmente edotto), anche gli elementi e le fonti di prova a suo carico.

L’invito deve essere notificato almeno tre giorni prima di quello previsto per il compimento dell’atto istruttorio, termine che, in caso di urgenza, può essere abbreviato purché sia lasciato alla persona sottoposta alle indagini il tempo di organizzarsi. La norma esclude la possibilità di un accompagnamento immediato della persona sottoposta alle indagini davanti al pubblico ministero.

Casistica

Nel caso di delega del pubblico ministero alla polizia giudiziaria per il compimento di un atto, il momento rilevante per individuare il difensore legittimato a ricevere la notifica dell'atto non è quello dell'adozione della delega, ma quello in cui l'autorità delegata l'ha effettivamente eseguita (Cass. V, n. 45462/2019 che ritenuto applicabile il principio anche al caso di invito a rendere l'interrogatorio emesso a firma del pubblico ministero, ma trasmesso alla polizia giudiziaria, delegata all'esecuzione, senza indicazione di data, ora e luogo di assunzione da individuarsi autonomamente dall'autorità delegata).

In tema di giudizio immediato, l'omissione, nell'invito a comparire per rendere interrogatorio, dell'avvertimento, previsto dall'art. 375, comma terzo, c.p.p., che potrà essere presentata richiesta di giudizio immediato, non da luogo a nullità, in quanto esso assolve esclusivamente alla funzione di evitare che l'accusato, mediante la semplice inottemperanza dell'invito a presentarsi davanti al P.M., possa ostacolare l'instaurazione del giudizio immediato (Cass. VI, n. 39452/2016).

L'irritualità dell'invito a presentarsi, spedito per la richiesta dell'indagato di rendere interrogatorio, determina la nullità del decreto di citazione a giudizio, da qualificarsi come relativa in quanto attinente al decreto di citazione (Cass. III, n. 26944/2009 in fattispecie di avviso a presentarsi non indicante il giorno fissato per l'adempimento).

In tema di invito a presentarsi per rendere interrogatorio, il rinvio ad altra data dell'espletamento dell'atto, per astensione dei difensori dalle partecipazione alle udienze proclamata dagli organismi di categoria, non comporta la necessità che, per la nuova data, sia assicurato all'indagato il termine di comparizione previsto dalla legge (Cass. II, n. 35616/2007).

Non sussiste la nullità del decreto di citazione a giudizio conseguente al mancato invito all'indagato a rendere l'interrogatorio ai sensi dell'art. 375, comma terzo, c.p.p. quando l'imputato abbia ricevuto, con un atto equipollente, la contestazione degli addebiti, trovandosi così nella condizione di predisporre ed avanzare le proprie difese (Cass. VI, n. 30136/2006 che ha escluso la suddetta nullità, ritenendo sufficiente la contestazione degli addebiti contenuta nell'invito a comparire per l'udienza di convalida dell'arresto).

È abnorme, in quanto determina un'indebita regressione del procedimento, l'ordinanza con la quale il Giudice dell'udienza preliminare annulli la richiesta di citazione a giudizio, e restituisca gli atti al P.M., per violazione dell'articolo 415-bis c.p.p., sull'erroneo presupposto del mancato rispetto del termine di preavviso di cui all'art. 375 comma quarto in ordine alla previsione di cui al comma precedente circa l'invito all'indagato a presentarsi per rendere l'interrogatorio. Invero, la sanzione di nullità comminata dall'art. 416 per il caso di mancato invito ai sensi dell'art. 375 comma terzo non si estende al termine previsto dal comma 4: disposizione quest'ultima operativa soltanto con riferimento all'interrogatorio da rendere nel corso delle indagini preliminari e non, invece, nella diversa ipotesi di cui all'art. 415-bis c.p.p. (Cass. IV, n. 704/2004).

La nullità derivante dalla tardività dell'avviso a rendere l'interrogatorio, notificato all'indagato senza l'osservanza del termine dilatorio di cui all'art. 375, comma 4, c.p.p., deve essere eccepita – qualora l'indagato si presenti, comunque, con il proprio difensore a rendere l'interrogatorio – in sede di interrogatorio, ex art. 182, comma 2, c.p.p., con la conseguenza che la mancata deduzione in tale sede ne preclude la rilevabilità nella successiva fase dibattimentale (Cass. II, n. 16705/2003).

In tema di diffamazione, ai fini della ritualità della contestazione, la riproduzione nel capo di imputazione dell'articolo diffamatorio funge anche da 'elemento e fonte di prova', così da porre l'interessato in condizione di valutare, con piena cognizione, la linea difensiva da adottare (Cass. n. 29876/2002 che ha ritenuto che fossero ricorrenti nel caso di specie le condizioni richieste dagli artt. 375, terzo comma, e 453 c.p.p. per la celebrazione del giudizio immediato).

In tema di validità del decreto di citazione a giudizio, non rileva la presenza del difensore durante l'interrogatorio reso dall'imputato dinanzi al P.M., a seguito dell'invito a comparire ai sensi dell'art. 375 c.p.p., giacché in tale sede la presenza del difensore, pur essendo un diritto dell'imputato, non è obbligatoria (Cass. II, n. 39048/2002).

In tema di garanzie difensive, non può essere ritenuta la equipollenza, se non quando non siano state svolte indagini che abbiano mutato in maniera apprezzabile il quadro probatorio tra l'interrogatorio dell'indagato reso in sede di convalida del fermo o dell'arresto e l'invito a comparire ex art. 375 c.p.p., in considerazione delle differenze esistenti tra un provvedimento che incide sulla libertà personale ed un altro teso a fornire la possibilità di un contraddittorio anticipato al termine delle indagini preliminari, atteso che l'interrogatorio in sede di convalida mira a controllare l'esistenza di specifici presupposti quali la flagranza e la commissione di un reato per il quale è consentito detto provvedimento interinale ed a verificare la sussistenza delle condizioni e delle esigenze cautelari per l'applicazione di una misura coercitiva, mentre quello effettuato al termine delle indagini costituisce uno strumento di difesa per l'indagato onde consentire la prospettazione di elementi di discolpa (Cass. III, n. 15866/2001).  

Bibliografia

 Andreazza G., Sub art. 375, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, Vol. V, Milano, 2017.

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